Luigi Ghirri
Scandiano, 5 gennaio 1943 – Reggio Emilia, 14 febbraio 1992
Luigi Ghirri (Scandiano, 5 gennaio 1943 – Reggio Emilia, 14 febbraio 1992) è stato uno dei più influenti fotografi italiani del XX secolo, noto per il suo approccio concettuale e poetico alla fotografia. La sua opera ha ridefinito il rapporto tra paesaggio, immagine e memoria, influenzando generazioni di fotografi e artisti visivi. Ghirri inizia la sua carriera come geometra, ma nei primi anni ’70 si dedica completamente alla fotografia. La sua ricerca esplora la relazione tra realtà e rappresentazione, spesso con un’attenzione meticolosa agli elementi della cultura popolare, ai paesaggi urbani e rurali, ai confini tra natura e artificio. Il suo lavoro si distingue per un’estetica minimale, una predilezione per i colori pastello e una poetica dell’apparente banalità. Nel 1973 pubblica Kodachrome, una delle sue opere più celebri, in cui il linguaggio fotografico è riflesso su sé stesso, anticipando molti temi della fotografia postmoderna. Collabora con importanti artisti e architetti, tra cui Aldo Rossi, e contribuì a ridefinire il concetto di fotografia d’autore.
Tra le sue mostre principali, si segnalano: 1979, “Vera Fotografia”, Palazzo della Pilotta, Parma; 1982, “Viaggio in Italia”, curata da Ghirri stesso, che segnò una svolta nella rappresentazione del paesaggio italiano; 1991, Retrospective at the Musée de l’Élysée, Losanna; 2001, “Luigi Ghirri. Atlante”, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Dopo la sua morte, il suo lascito è stato curato dall’Archivio (ora Fondazione ) Luigi Ghirri e da importanti istituzioni museali. Il suo lavoro è oggi considerato essenziale per la comprensione della fotografia contemporanea.