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Benvenuti al MARV

Il MARV – Museo d’Arte Rubini Vesin – è il Museo Civico del Comune di Gradara. Istituito nel luglio 2022, è collocato negli ambienti del settecentesco Palazzo Rubini Vesin, già sede comunale. Dal momento che le collezioni di opere d’arte del Comune sono esposte nell’adiacente Rocca di Gradara, il MARV è oggi un contenitore polifunzionale dedicato all’esposizione temporanea di arte antica e moderna, con particolare riferimento all’arte delle Marche.

Vision

Già dimora aristocratica e poi, dopo l’Unità d’Italia, sede comunale, il MARV nasce in stretta relazione al tessuto urbano del piccolo borgo medioevale di Gradara. Le sue finestre si affacciano sul mare Adriatico e sull’Appennino marchigiano. I suoi eleganti spazi settecenteschi, nati per ospitare un’abitazione privata, creano un ambiente semplice e accogliente, dove il godimento dell’arte diventa un’esperienza tanto intima quanto dirette. In un’età in cui domina la retorica dei ‘grandi eventi’ e delle ‘grandi mostre’, il MARV propone un incontro con l’arte a misura d’uomo, basato sull’esperienza diretta e, quando possibile, sul ‘toccare con mano’, nella convinzione che il museo sia un luogo “aperto… alla partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze” (ICOM, Praga, 24 agosto 2022).

Storia del palazzo

Situato nel cuore di Gradara, Palazzo Rubini Vesin ha sempre costituito un punto di riferimento nello spazio urbano, caratterizzandosi per qualità architettonica e dimensioni come uno degli edifici più importanti del borgo medioevale. Dotato di antiche grotte e sotterranei di origine cinquecentesca, si sviluppa su tre assi attorno a un grande cortile centrale nato dall’unione di più corpi di fabbrica. La serie di saloni del piano nobile, decorati con stucchi e affreschi e introdotti da uno scalone monumentale di rara armonia, raggiunge l’assetto attuale nel 1707, per iniziativa dell’arcidiacono Giacomo Rubini (1672-1752), mentore del noto archeologo pesarese Annibale degli Abbati Olivieri. Olivieri, a sua volta, è l’autore delle celebri Memorie di Gradara (1775), il più importante testo dedicato alla storia del borgo.

Agli inizi dell’Ottocento, il palazzo viene acquistato dal militare francese in ritiro J. A. Vesin (Lione 1774-Gradara 1838), socio dell’Accademia Agraria di Pesaro e appassionato malacologo (studioso di conchiglie). In questi anni, l’edificio ospita una delle maggiori raccolte in Italia di conchiglie viventi e fossili, ben 2890 specie e 507 duplicati cedute nel 1842 per 300 scudi al Museo di Storia Naturale di Modena. L’erede del cav. Vesin, Cesare Vesin Rubini, è figura di spicco nella Gradara dell’Ottocento, ricoprendo la carica di consigliere comunale e giocando un ruolo attivo nella transizione politica tra il governo della Chiesa e il nuovo stato italiano.

Tra il 1861 e il 1992, Palazzo Rubini Vesin è sede comunale. La sala degli affreschi ospita l’ufficio del Sindaco, mentre i dipinti delle collezioni civiche sono esposti nel salone centrale. Nel 1870, due grandi ambienti dell’ala settentrionale vengono trasformati in Teatro Comunale, sede dell’Accademia Filodrammatica; le scene, realizzate dal celebre scenografo faentino Romolo Liverani, vengono disperse durante la Seconda Guerra Mondiale.

All’inizio degli anni ’90, lo spostamento della sede comunale in un nuovo edificio e il trasferimento delle collezioni d’arte all’interno della vicina Rocca permette di trasformare il palazzo, debitamente rinnovato grazie al sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Gradara, in un nuovo spazio polifunzionale. Gli spazi diventano sede della prima Ludoteca d’Italia: uno spazio destinato al gioco e all’apprendimento che conferma la vocazione didattica e ludica del borgo storico di Gradara.

Nel luglio 2022, per la prima volta nella sua storia, il Palazzo è stato individuato dal comune come sede del Museo Civico di Gradara, che ha preso il nome di MARV – Museo d’Arte Rubini Vesin. Una serie di interventi di riqualificazione tutt’ora in corso puntano a trasformarlo in un ambiente espositivo sede di eventi di livello internazionale.  

Le collezioni permanenti

Centro di importanza militare e strategica sin dall’età alto medioevale, Gradara viene governata nei secoli da alcune delle più splendide signorie del Rinascimento italiano: i Malatesta di Rimini, gli Sforza di Pesaro, i Montefeltro e i della Rovere di Urbino. Oltre a un importante convento francescano, situato poco fuori le mura, il borgo vanta tre importanti edifici religiosi: la chiesa del Santissimo Sacramento, quella di San Giovanni Evangelista (che funge da cappella della Rocca), e quella, oggi distrutta, di Santa Sofia. Con l’Unità d’Italia, molte importanti opere di origine ecclesiastica entrano a far parte delle raccolte comunali. Come segnalato nell’aprile-luglio del 1861 da Giovanni Cavalcaselle e Giovanni Morelli, incaricati dal nuovo stato unitario di censire i beni della regione, tra questi spiccano la Pala di Santa Sofia di Giovanni Santi, eseguita per Gradara nel 1484 (e nel quale si è voluto riconoscere, nella figura del Bambino, il ritratto del neonato Raffaello); la grande terracotta invetriata di Andrea Della Robbia, tra le più belle delle Marche e in seguito passata al Demanio; e una Madonna della Misericordia datata 1494 e recentemente attribuita ad Andrea da Murano, importante esempio della presenza veneta nelle Marche del Quattrocento.

Dal 1992, le raccolte d’arte del Comune di Gradara vengono depositate nella Rocca Demaniale, al fine di essere conservate al meglio e venire presentate a un maggior numero di visitatori.

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MARV Gradara

via Umberto I 9
Gradara PU
61012

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